INDICE

  1. Funzione rituale
  2. Stati alterati di coscienza: viaggio in un altro mondo
  3. Link utili

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Funzione rituale

L’arte preistorica ho uno scopo differente da quello dell’arte odierna. La realizzazione di pitture e incisioni era indirizzata a ciò che per noi uomini è tutt’ora sconosciuto: il divino.

Le figure rappresentate riguardavano principalmente animali, fortemente stilizzati ma comunque riconoscibili, persone o impronte di mani. Sono state formulate nel corso degli anni alcune ipotesi che cercano di spiegare perché venissero rappresentati proprio questi soggetti. Una tra le teorie più famose è quella di Henri Breuil (1877-1961), noto studioso di pitture rupestri preistoriche, contribuì a portare avanti le ricerche nelle Grotte di Lascaux e Altamira, affermandosi nel campo e ricevendo diverse onorificenze. Sosteneva dunque che la rappresentazione di animali servisse per favorire un’abbondante caccia, che fosse un rituale propiziatorio.

La funzione rituale e la ricerca del divino non si presenta solamente in queste pitture: si ritrova anche nella sepoltura dei defunti, dove il corpo veniva disposto in posizione fetale e circondato di oggetti di uso quotidiano utili per il viaggio nell’aldilà.

Stati alterati di coscienza: viaggio in un altro mondo

Un altro nome noto nel campo è quello di David Lewis Williams (1934, Sudafrica). La sua ricerca sulle pitture rupestri degli uomini primitivi in Europa si incrocia con uno studio delle antiche tradizioni di pittura rupestre del popolo dei San (popolazione originaria dell’Africa sud-occidentale, chiamati anche Boscimani). 

Sia i primitivi sia i San rappresentavano particolari figure astratte molto simili tra loro. Perché? Cosa significano? La conclusione rimanda a un viaggio nel mondo spirituale, compiuto dagli uomini della preistoria ieri e dagli sciamani oggi, attraverso uno stato di trance che porta a vedere figure man mano sempre meno astratte. Quindi la rappresentazione di specifici animali non è sempre attribuibile alla caccia o alla dieta degli uomini primitivi, bensì a ciò che vedevano durante il loro viaggio nell’altro mondo. 

I soggetti di queste antiche pitture riguardano quindi ciò che è stato visto durante uno stato alterato di coscienza.

Quando si entra in trance ciò che prima si vede sono delle forme astratte e luminose, andando avanti gli stimoli provenienti dal mondo esterno diminuiscono, il cono percettivo è quindi ristretto. Vengono potenziate le capacità psichiche che permettono di far ricorso a risorse interiori a cui normalmente è difficile accedere. Così i primitivi avrebbero iniziato a riportare i loro viaggi e le loro visioni sulle pareti. Si spiega anche il motivo di queste figure astratte apparentemente senza significato. 

L’affinità tra le pitture rupestri presenti in aree diverse del mondo (in questo caso Europa e Africa) è riconducibile alla presenza dello sciamanesimo tra le tribù, alla ricerca di risposte per mezzo un stato di trance, un viaggio spirituale.

L’uomo primitivo già 40.000 anni fa, attraverso la pittura e i metodi di sepolture, ha introdotto rituali che potessero metterli a contatto con il divino e favorire la prosperità e la crescita, ha sperimentato metodi che lo portassero ad uno stato alterato di coscienza, rendendolo più intelligente ed evoluto di quanto pensavamo.

Link utili

Consiglio la visione di un interessante documentario inerente le teorie di David Lewis Williams che personalmente ho molto apprezzato.

Link al documentario “Arte rupestre – Il significato nascosto”: https://www.youtube.com/watch?v=wZ5qBczjtXI&t=1490s