Più pensi alla morte e alla mortalità, più apprezzi la vita. Perché così non butti via il tuo tempo. Ma invece stai concentrato sul momento.

-MARINA ABRAMOVIC

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Chi è Chris Burden

Chris Burden (Boston, 11 aprile 1946 – Topanga, 10 maggio 2015) è stato un artista statunitense, famoso soprattutto per le sue performance estreme.

Iniziò ad interessarsi all’arte all’età di 12 anni. Dopo essersi ferito gravemente durante uno scontro motociclistico, subì un intervento chirurgico d’emergenza, senza anestesia. Durante questi 9 mesi di convalescenza si interessò all’arte visiva e alla fotografia. Nel 1975 iniziò la sua carriera da insegnante ma nel 2005 decise di lasciare la cattedra, non si sa il motivo. Alcuni affermarono che fu accusato di aver violato le norme di sicurezza tentando di usare una pistola durante una performance dimostrativa.

Nel 1970 cominciò ad interessarsi alla performance art e le prime performance lo misero in pericolo.

Burden riteneva di vivere in un mondo pieno di persone passive e, con le sue imprese, tentò di risvegliare l’uomo e riportare in vita le sue emozioni.

Alla fine degli anni ’70 decise di abbandonare la performance art e si dedicò alla costruzione di opere d’arte ingegneristiche.

Shoot

Shoot si svolse nella F-Space Gallery di Santa Ana (California), il 19 novembre 1971.

Per la realizzazione di questa performance, Burden chiese ad un amico, Bruce Dunlap, di sparargli al braccio sinistro con un fucile calibro 22, a 5 metri di distanza. Il proiettile avrebbe dovuto sfiorargli il braccio, facendo uscire dalla ferita una singola goccia di sangue, ma la performance non andò come previsto. Il tiratore era leggermente fuori bersaglio e il proiettile trapassò il braccio. L’amico aveva il destino di Bruce nelle sue mani: se avesse sparato leggermente più a sinistra avrebbe sicuramente colpito il cuore e avrebbe ucciso l’artista.

Ma per quale motivo l’artista decise di mettere in scena questa performance? All’epoca, i notiziari riportavano spesso le immagini della guerra in Vietnam. Nei programmi tv, il sangue e i fucili erano all’ordine del giorno e, ad un certo punto, questo eccesso di immagini rese insensibile il pubblico. L’intento di Burden era costringere gli spettatori ad analizzare la realtà, spingere il pubblico a riconoscere la realtà della sofferenza, del dolore e della disperazione. Insomma, il sangue che si vedeva in tv era reale, così come lo era il sangue sul braccio di Burden. Ma la differenza è che Burden decise volontariamente di farsi sparare, le vittime della guerra no.

Con Shoot, Burden introdusse nella performance art il rischio mortale come espressione artistica e, da quel giorno, il sangue e l’autolesionismo divennero sempre più comuni.